N° 54

 

TESCHI E OSSA

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Elizabeth Mary Mace, Maggiore del Corpo dei Marines attualmente in licenza per motivi familiari, lascia la spiaggia di Honolulu, Hawaii e si dirige verso la sua meta: La Base del Corpo dei Marines in Hawaii a Kanehoe Bay.

            A dire il vero, non è del tutto corretto dire che è in licenza. Dopo aver sistemato una certa faccenda con i Vendicatori in Giappone nei panni di Capitan America,[1] ha ricevuto ordini di recarsi alle Hawaii ed attendere lì ulteriori istruzioni, ordini che provenivano da uno dei servizi per cui lavora come membro delle Forze armate degli Stati Uniti. Liz Mace, infatti, non solo è, in segreto, la supereroina oggi nota come Capitan America, ultima erede di una gloriosa tradizione e, pubblicamente, un avvocato militare del J.A.G.[2] della Marina, ma ha anche un terzo incarico, anch’esso segreto, come agente della D.I.A.[3] ed in questa veste che le è stato ordinato di andare alle Hawaii, per cui Liz ha acquistato in fretta e furia quel poco che le poteva essere utile e si è fatta lasciare a Oahu durante il viaggio di ritorno dal Giappone. Ai suoi superiori non ha detto che si trovava già vicina alla sua destinazione ed ai Vendicatori non ha detto perché dovesse fare quella fermata: ci sono segreti che non è necessario confidare agli altri.

            Ora sono due giorni che aspetta e l’unica cosa che ha fatto è stato andare in spiaggia a prendere il sole, fare il bagno ed osservare i surfisti. Non che si lamenti beninteso, ma è consapevole che la pacchia non può durare.

            Mentre attraversa la base dopo aver parcheggiato l’auto che ha noleggiato, diretta al suo alloggio è consapevole degli sguardi che attira. Eppure, pensa, da queste parti dovrebbero essere abituati a vedere ragazze in shorts e una camicetta annodata all’altezza del seno… perfino in una base militare.

            Appena entrata nel suo alloggio Liz ode una voce:

-Bentornata maggiore.-

            Su una sedia in penombra sta un uomo in uniforme azzurra. Liz lo riconosce immediatamente: è il suo immediato superiore alla D.I.A. il colonnello Michael Rossi ed improvvisamente si sente a disagio per com’è vestita.

-Colonnello…- esclama -… cosa ci fa qui?-

-Sono venuto personalmente a portarle i suoi nuovi ordini, ovviamente.- risponde lui con un sorriso –Ho sempre pensato che i dispacci fossero troppo impersonali spero che non si stesse abituando a non far niente.-

-No signore.-

-Bene… per questa missione sarà sotto copertura, nuovo nome e documenti.-

-Ma… lunedì dovevo rientrare in servizio al J.A.G.-

-Di quello non si preoccupi, ci abbiamo pensato noi a sistemare tutto col generale Sevier. Ora si legga il dossier e stasera ne riparliamo.-

            Rossi si alza e le passa vicino per poi fermarsi.

-Buon profumo.- dice –“J’adore” di Dior, giusto? Forse non adatto ad un ufficiale, secondo qualcuno, ma adattissimo per dove deve andare. Lo porti con sé.-

            Che uomo complicato, pensa Liz, chi penserebbe mai che s’intende anche di profumi femminili? Scuote la testa sorridendo e quindi apre il dossier che Rossi ha lasciato sul tavolo.

 

            Simon Bixby si sente sempre un po’ a disagio quando entra in quella particolare sala, ma c’è poco da fare al riguardo: è ora di fare il consueto rapporto mensile.,

            Si siede ad una speciale consolle ed attiva un grande multischermo davanti a lui. Sette volti oscurati appaiono su altrettanti schermi: sei piccoli divisi in due gruppi di tre ai lati di uno schermo più grande, quello del Presidente di quello che si autodefinisce un po’ melodrammaticamente Comitato Direttivo del Consorzio Ombra.

            Bixby non conosce i loro nomi e nemmeno dove siano. Sa, o piuttosto sospetta, che si tratti di uomini e donne (almeno due) di potere del settore pubblico e di quello privato che si dichiarano insoddisfatti di come il governo degli Stati Uniti, (e non solo quello, Bixby ci scommetterebbe una cifra considerevole, visto che è sicuro che almeno due di essi, nonostante usino distorsori vocali, parlano Inglese con accento straniero) porta avanti le sue politiche ed hanno deciso di fare qualcosa al riguardo.

            Una delle loro più recenti imprese, è stata la distruzione della sede centrale del Federal Bureau of Superhuman Affairs a Washington, un attentato che pur non essendo ancora stato rivendicato da nessuna delle solite sigle terroristiche, ovviamente, ha scosso l’America e dato la spinta a cambiamenti favorevoli al Consorzio. Peccato per la perdita di vite umane, ma non si può fare una frittata senza rompere le uova.

<<Come sta andando il Progetto del nuovo supersoldato?>> chiede il capo del direttivo.

-Benissimo, signore, guardate qua.-

            Alle spalle di Bixby e contemporaneamente sui monitor di ciascuno dei sette del Consorzio viene proiettato un filmato che mostra un uomo in un costume praticamente identico a quello di Capitan America, solo che è bianco dove quello è blu e viceversa. Sul petto una stella di un blu intenso e alla mano destra uno scudo identico a quello classico di Cap, solo che il colore prevalente è l’azzurro e la stella al centro è blu su sfondo bianco.-

-Qualcuno ha proposto di chiamarlo l’Anti Capitan America o, basandosi sul fatto che è un progetto nato per la Marina, il Super Marinaio, personalmente non mi sarebbe dispiaciuto Americommando, ma mi dicono che c’è già un trademark registrato su quel nome. Alla fine pare che il nome più apprezzato sia Comandante America.-

<<Del nome ci occuperemo più avanti.>> sentenzia il capo <<Ora siamo più interessati a vedere cosa sa fare.>>

-Niente di più facile.-

            Bixby manda avanti il filmato mostrando l’uomo in costume in varie fasi di allenamento, mentre abbatte degli uomini armati e mentre lancia lo scudo con incredibile maestria e lo riprende in mano con facilità quando torna indietro.

<<Impressionante.>> commenta uno dei Sette.

-Abbiamo imparato dagli errori commessi col Super Patriota.- spiega Bixby –Il nuovo siero è assolutamente sicuro ed in più il nostro uomo ha avuto un durissimo addestramento usando anche i filmati dell’originale Capitan America.-

<<Bene.>> commenta un altro dei Sette <<U.S.Agent non è stato all’altezza delle nostre aspettative, non ci resta che sperare che questo le soddisfi.>>

<<Di che è fatto lo scudo?>> chiede una donna.

-Di una lega di vibranio e adamantio secondario. Non è all’altezza dell’originale, ma funziona abbastanza bene.- risponde Bixby.

<<A quando la sua prima uscita?>> chiede un altro ancora.

-Molto presto.- replica Bixby –Stiamo… organizzando la sua prima uscita.-

<<Ottimo.>> interviene il Capo <<E per quanto riguarda i soggetti Beta e Gamma?>>

-Tra poco saranno pronti ad agire.-

            E saranno azioni che lasceranno il segno, pensa l’agente rinnegato della C.I.A.

 

            Il velivolo viaggia verso ovest invisibile ai radar. All’interno siedono Crossbones e la nuova agente del Teschio Rosso: la sua stessa figlia, che ha assunto il significativo nome di Sin.[4]

-Spiegami ancora perché stiamo lasciando New York.- chiede Crossbones.

-Perché la nuova Capitan America non è più lì e perché New York non è il suo territorio di caccia, carino.- replica Sin ridacchiando.

-Ne sai parecchio di questa nuova Cap eh?- ribatte lui.

-E la cosa ti brucia eh? Paparino non ha voluto dirti tutto quello che sa sul suo nuovo giocattolo ma ha detto tutto a me.- Sin pone una mano sulla coscia del suo compagno- Rilassati ragazzone, se farai il bravo, ti permetterò di divertirti con lei prima di portarla da papà, contento?-

            Crossbones stringe i denti senza sapere cosa rispondere e per lui è una cosa molto insolita.

 

 

2.

 

 

            La giovane donna attira su di sé praticamente tutti gli sguardi quando fa il suo ingresso al ricevimento ed è proprio l’effetto che mirava ad ottenere.

            I capelli biondi sono raccolti sulla nuca con una frangetta che ricade appena sopra l’occhio destro, gli occhi sono di un blu intenso, indossa un abito nero e lungo che ne fascia il corpo flessuoso e le lascia nude le spalle, le braccia e gran parte della schiena, rivelando che non indossa il reggiseno, non che i seni abbiano bisogno di altro sostegno di quello fornito dalla natura e dall’abito aderente, una collana con pendaglio ne valorizza la scollatura mentre gli spacchi laterali permettono alle gambe di mostrarsi in tutto il loro splendore.

            La ragazza attraversa il salone con lunghe falcate senza dare l’impressione di guardarsi intorno e di badare agli sguardi ed ai commenti che accompagnano il suo passaggio.

            Un uomo dai capelli color grigio ferro che indossa un impeccabile smoking con i colori dell’alta uniforme dell’Esercito Bielorusso dice:

-Chi è quella meravigliosa creatura? Devo assolutamente conoscerla.-

-Non sarà facile, colonnello.- risponde un giovane al suo fianco che indossa l’uniforme di gala dell’Aviazione Russa –Ha già molti pretendenti, a quanto vedo… e quasi tutti piuttosto giovani.-

            L’ufficiale si lasciò sfuggire un brontolio.

–Lei pensa di essere capace di portarla qui, maggiore Rostov?--

-Posso provarci… ma… e se lei non volesse venire, colonnello?- ribatte con un accenno di sorriso il giovane ufficiale –Devo forse trascinarla per tutta la sala con la forza?-

-Non sia impertinente, Maggiore.- replica seccamente l’altro.

-Signorsì, signore.- ribatte prontamente l’ufficiale mentre unisce i tacchi con un rumore secco.

            L’uomo anziano scuote la testa. Ai suoi tempi i giovani non avrebbero ami osato rivolgersi così a quelli come lui. Il mondo e sta davvero andando a rotoli.

            L’ufficiale si muove deciso verso la ragazza mentre riflette su quanto gli sarebbe piaciuto far ingoiare a quel pallone gonfiato la sua dentiera, ma non può permettersi di farlo… e poi anche lui ha voglia di conoscere quella ragazza così bella.

            Quando la raggiunge, la trova circondata da diversi uomini. La scena gli fa venire in mente un video di quella cantante, Madonna. Come si chiamava la canzone? Ah sì, “Material Girl”.

            Si fa largo tra la folla e finalmente le arriva davanti. Quello che lei vede è un uomo che potrebbe avere circa trent’anni, alto un metro e 88 circa, capelli biondi tagliati a spazzola, in stile tipicamente militare, occhi azzurri e penetranti, ma sguardo impenetrabile.

-Permette che mi presenti, signorina? Maggiore Andrei Nicolaievitch Rostov dell’Aereonautica Militare Russa, attualmente membro della delegazione militare congiunta russo-bielorussa.-

-Felice di conoscerla, maggiore. Io… mi chiamo Honey Rider.- risponde lei con una leggera esitazione che si augura che lui non abbia colto –Quindi anche lei è qui per il convegno.-

-Ovviamente… ma non parliamo di questo.- replica il giovane ufficiale mentre prende al volo due coppe di champagne dal vassoio di un cameriere e ne porge una alla ragazza –Se posso essere indiscreto, perché una bella ragazza come lei è qui da sola a questo noiosissimo party?-

-Lei è indiscreto…- ribatte lei sbattendo gli occhi mentre sorseggia la bevanda -… ma risponderò lo stesso: il mio accompagnatore ha avuto… uno spiacevole incidente oggi pomeriggio ma mi ha pregato di venire lo stesso ed io avevo questo delizioso vestito da sera… sarebbe stato un peccato perdere quest’occasione di indossarlo.-

-Un peccato davvero. Il suo amico è nella delegazione americana, giusto? E lei … il suo accento è di South Boston?-

-Quasi.- risponde lei evasivamente. Quell’ufficiale ha davvero un acuto spirito di osservazione, meglio affrettarsi a cambiare discorso –Parla un inglese eccellente, maggiore.-

-Sono stato un bravo studente.- si schermisce lui poi tossisce con un po’ d’imbarazzo e aggiunge –Al capo delegazione bielorusso , il colonnello Vasil Leanidevich Ramanchuk piacerebbe molto conoscerla. Personalmente lo considero un tronfio buffone….- con un cenno del capo Rostov indica il gruppetto di ufficiali in disparte -… ma i doveri di cortesia verso i miei colleghi mi impongono di chiederle se vuole che glielo presenti. Capirò se mi risponderà di no.-

              La ragazza sbatte le ciglia e risponde con una risatina di gola.

-Non potrei mai rifiutare un invito così cortese.-

              Sono appena arrivata e già ho agganciato il tipo che stavo cercando, pensa Liz Mace, non male per una femme fatale in erba. Speriamo di cavarcela bene. Non credo di essere tagliata per queste cose, è già tanto che sia riuscita a rimanere in piedi su questi trampoli che chiamano tacchi.

              Mentre si allontana al braccio di Rostov non nota una ragazza dai capelli rossi che indossa un abito dello stesso colore e che la fissa con lo stesso sguardo di un gatto che ha appena adocchiato un canarino.

 

              Mentre entra nella sala colazioni dell’hotel dove Joy Mercado ha preso alloggio a Washington, Jack Norriss si chiede che gliel’ha fatto fare di ficcarsi in quel guaio: dev’essere colpa del suo debole per le donne alte e bionde.          

              Lei lo accoglie con un sorriso d’incoraggiamento.

-Ciao, Jack… hai portato quello di cui abbiamo discusso?-

-Se intendi il dossier sull’indagine sull’attentato alla sede del F.B.S.A. … sì.- una pen drive passa rapidamente da una mano all’altra sul tavolo.-Spero che manterrai la parola e non pubblicherai nulla finché non te lo dirò io.-

-Ma certo, Jack, a me interessa più scoprire chi ha ucciso il mio collega Jeff Mace che fare uno scoop, stai tranquillo.-

              Joy gli stringe la mano e nel frattempo pensa che in fondo uno scoop non sarebbe poi così sgradito.

 

              Non molto lontano da lì, in un piccolo appartamento da scapolo, un giovane uomo di colore vagamente somigliante a Denzel Washington di nome Martin Luther King Mitchell, tenente di Marina, pensa a Elizabeth Mace. Doveva rientrare lunedì ma è arrivato un messaggio che diceva che avrebbe prolungato la sua assenza.

              La cosa lo preoccupa: Marty tiene molto a lei e teme che si sia ficcata in qualche altro guaio. Nulla di strano in fondo, sarebbe forse strano il contrario per la donna che è Capitan America.

 

 

3.

 

 

              Escono insieme dall’edificio e sembrano un po’ alticci. La ragazza bionda ride forte scuotendo la testa mentre l’uomo dai capelli bianchi con l’alta uniforme di ufficiale dell’Esercito Bielorusso le cinge i fianchi e la sua mano destra sta scivolando verso le sue natiche

              Liz Mace soffoca il disgusto. Spera che il colonnello Rossi non si aspetti che per ottenere lo scopo lei vada a letto con quel porco. C’è un limite anche al suo senso del dovere. Sa che nei romanzi di spionaggio gli agenti fanno queste cose continuamente, ma non fanno per lei. Certo che se l’obiettivo fosse stato quell’affascinante maggiore russo, magari ci avrebbe fatto un pensierino. Sorride pensando che Marty Mitchell non approverebbe comunque.

              Sta facendo queste riflessioni quando sente una sorta di spostamento d’aria al suo fianco. Si gira e vede la testa del colonnello Ramanchuk scattare all’indietro. Il colonnello comincia a cadere mentre sulla sua fronte si forma un cerchio rosso… rosso come il sangue.

              Gli hanno sparato, conclude Liz, un cecchino munito di fucile con silenziatore ed appostato da qualche parte davanti a loro. Un solo colpo, mira perfetta. Dubita che sarà possibile rintracciarlo.

              A questo punto Liz fa ciò che ci si aspetta dal suo personaggio: grida.

 

              La ragazza dai capelli rossi ha una sorprendente qualità: è capace di assumere qualunque personalità sia necessaria ai suoi scopi e comportarsi e parlare in accordo al ruolo che ha deciso di assumere, poi, in una frazione di secondo è altrettanto capace di ridiventare quello che è realmente: Sin, la figlia psicopatica del Teschio Rosso. Proprio quel che è accaduto adesso mentre indossa ancora gli abiti dell’innocua ragazza che discretamente si è aggirata per il party sorvegliando Liz Mace.

-Dimmi che l’hai ucciso tu quel porco di un Russo.- esclama –Dimmelo.-

-Lo farei volentieri… se fossi stato io.- risponde Crossbones .-Invece non c’ero nemmeno.-

-Allora c’è qualcun altro qui… interessato a quel summit militare. Beh che si scordi di mettere nel mirino la mia Capitan America: non glielo permetterò.-

-Comunque non era un Russo ma un Belorusso o qualcosa di simile.-

-Bielorusso… ma a chi importa? Un altro sporco slavo di meno, In fondo quel cecchino ci ha fatto un favore… e comunque, ripeto, che c’importa? A noi interessa solo Capitan America e non le beghe politiche di qualcuno.-

              Senza curarsi della presenza di Crossbones Sin si sfila il vestito da sera e comincia ad indossare il suo costume. Crossbones sembra impassibile, la maschera sul suo volto impedisce di conoscere la sua espressione.

-Sta calmo, Crossy.- gli si rivolge Sin –Avrai pur visto delle donne nude prima, no? Tranquillo… io e te combineremo qualcosa presto, ma non oggi, Papino si arrabbierebbe se sapesse che non ci concentriamo sul lavoro non credi?-

-Immagino di si.- risponde Crossbones mentre si chiede se il Teschio Rosso non si arrabbierebbe di più a sentirsi definire “papino”.

-Bene…. Occupiamoci di stanare la nostra preda.-

-Sarebbe più facile se tu dicessi anche a me chi è questa nuova Capitan America.-

-Spiacente, carino, ma credo che terrò per me questa piccola informazione, per ora. Prova a chiederlo a papà.-

              Sì, come no, riflette Crossbones e decide di lasciar perdere… per ora.

 

              Roberta Mace ascolta solo distrattamente quello che sta dicendo il suo professore di Diritto Penale, i suoi pensieri corrono a sua sorella. È contenta di sapere che sta bene e che la sua missione contro Superia è finita con un successo, peccato che non sia tornata a Boston... o no? Si chiede come avrebbe reagito Liz se avesse saputo quel che voleva fare. Era decisamente stata un’idea ingenua quella di indossare un costume per andare in aiuto a sua sorella. Come pensava di raggiungere Isla Suerte? Ed anche se fosse riuscita ad arrivare lì, che avrebbe fatto dopo? Decisamente un’idea sciocca, per fortuna Marty Mitchell l’aveva dissuasa. Chissà se Liz si era resa conta di che tipo d’uomo si era trovata? Al suo posto lei se lo sarebbe tenuto ben stretto, questo è certo.

-Miss Mace… - la voce secca del professore la distrae dai suoi pensieri e la riporta alla lezione –Immagino che non le dispiacerebbe illustrarci la Formula di Blackstone.-

-Cosa? Ah sì certo, professore… subito.- Roberta prende un lungo respiro e comincia a parlare –“Meglio avere dieci colpevoli in libertà che un solo innocente in prigione”.-

-Molto bene, ora le spiace illustrarci anche le conseguenze costituzionali di questo principio?-

              Così imparo a non sognare ad occhi aperti, pensa la ragazza mentre comincia a rispondere.

 

 

4.

 

 

              Mentre scivola dentro il piccolo edificio eludendo le misure si sorveglianza, Capitan America ricorda la conversazione avuta con Michael Rossi solo poco più di ventiquattr’ore prima nel suo alloggio alle Hawaii.

-Come ha letto nel dossier che le ho dato…- aveva detto Rossi -… ci è stato sottratto un preziosissimo microchip con dati militari segretissimi. Cosa contenga il microchip non deve interessarle, il suo compito è recuperarlo a qualunque costo. Il chip in questione è venuto in possesso di un colonnello dell’Esercito Bielorusso, Vasil Leanidevich Ramanchuk, che sospettiamo appartenere al KGB.-

-KGB?- esclamò Liz –Ma…-

-Il Servizio segreto della Bielorussia si chiama ancora così.- spiegò Rossi –Il che, immagino, dovrebbe dire molto del suo Presidente. Non vogliamo che quei dati cadano nelle sue mani od in quelle di chiunque altro, se è per quello.-

-Ma quel colonnello Ramanchuk non potrebbe averne già spedito il contenuto nel suo paese tramite un comune computer?-

-No… chiunque tentasse di aprirlo senza le appropriate precauzioni provocherebbe la distruzione dei dati. Ramanchuk deve riportarlo in patria per affidarlo ad esperti. Per nostra fortuna non ne ha ancora avuto l’occasione: è impegnato in una specie di conferenza militare organizzata dall’ONU in un atollo nel bel mezzo del Pacifico… nelle isole Cook, una dipendenza della Nuova Zelanda in questo stesso fuso orario.-

-Capisco…-

-Le ho già procurato un invito per un ricevimento a cui parteciperanno i delegati. Ci sarà anche il nostro uomo. Una delle sue debolezze sono le belle donne ed è per questo che abbiamo scelto lei… deve agganciarlo e sottrargli il microchip… a qualunque costo.-

              Ci fu un lungo silenzio, poi Liz chiese:

-Fino a che punto dovrei spingermi?-

-Fino a dove riterrà opportuno.-

-Capisco… capisco tutto… tranne una cosa: la nostra sezione si occupa di minacce superumane alla sicurezza militare e questo mi sembra un normale affare di spionaggio, quindi, perché tocca a noi?-

              Rossi rimase un attimo in silenzio, poi scosse la testa:

-Ne saprà di più al momento opportuno. Non posso dirle di più.- rispose.

              E questo era stato tutto. Adesso Liz non ha molta altra scelta se non tentare di introdursi nell’alloggio del defunto colonnello e cercare quel dannato microchip. Ramanchuk certo non se lo era messo nella tasca dello smoking. Ma chi è stato ad ucciderlo? Qualcun altro che vuole lo stesso microchip che cerca lei, è ovvio, e ci devono di mezzo anche dei superumani, anche se ancora non ne ha visto uno, Rossi gliel’ha fatto capire tra le righe.

              Finalmente riesce a forzare la finestra di Ramanchuk ed entra nella stanza buia. Forse può usare la sua torcia per…

              Un braccio forte le serra la gola mentre una voce maschile le dice:

-Sta buono e non ti accadrà nulla di male. Reagisci e dovrò essere brutale.-

              Con una mossa rapida Liz proietta il suo assalitore sopra la sua testa ma questi fa una capriola e ricade in piedi di fronte a lei.

-Bella mossa.- dice –Ma ora vediamoci chiaro.-

              La stanza si illumina di colpo e dopo un attimo di disorientamento Liz si trova di fronte un uomo che indossa un costume coi suoi stessi colori, anche se il rosso è prevalente.

-Bene, bene…- dice l’uomo e solo un esperto coglierebbe una lieve traccia di accento russo nel suo inglese altrimenti corretto -… la Capitan America donna.-

-Capitan America e basta.- ribatte seccamente lei –E tu sei… il Guardiano Rosso.-

-Guardiano d’Acciaio. Dopo tutti questi anni c’è sempre qualcuno che fa confusione.- il Guardiano si concede un sorriso –Immagino che siamo qui per o stesso motivo.-

-E sarebbe?-

              Un altro sorriso.

-Vuoi il chip di Ramanchuk, bene lo voglio anch’io: vogliamo batterci per quello? Non è un po’ vecchio stile?-

-Sarebbe vecchio stile se tu pensassi di battermi solo perché sei un maschio.-

-Ho smesso di sottovalutare le donne in battaglia da tempo, ma sono pronto, se devo.-

              Come per magia un piccolo disco appare quasi dal nulla e sibila nell’aria per infrangersi contro lo scudo di Cap.

-Riprovaci.- dice lei sorridendo.

              Un sorriso appare anche sul volto del Guardiano d’Acciaio.

-Ammetto che non mi piace combattere contro le donne ma credo che tu sarai una sfida interessante. Ho conosciuto i tuoi predecessori e ho la sensazione che tu sia alla loro altezza.-

              Prima che Liz possa rispondere si ode un sibilo proveniente da fuori e il Guardiano reagisce immediatamente afferrandola per un polso... pochi secondi dopo la stanza esplode.

 

              Altrove un uomo risponde ad uno speciale telefono a prova di intercettazione.

<<Bersaglio primario eliminato. Disposto delle prove. Oggetto in mano nostra.>>

La voce al telefono è fredda e distaccata.

-Molto bene.- risponde l’uomo –Procedete come concordato.-

<<C’è la probabile presenza di operativi in costume.>>

-Eliminate ogni interferenza, se potete ma la cosa più importante è riportarmi l’oggetto.-

              Terminata la telefonata l’uomo si rilassa e sorride osservando un oggetto su un vicino tavolino: una maschera da Teschio Rosso.

 

              Sin sogghigna mentre si aggira nella stanza d’hotel dove alloggia Liz Mace ed osserva divertita l’abito da sera abbandonato sul letto. Dove sei Capitan America? Si chiede. Tornerai o devo venirti a cercare? Spero solo che nessuno ti ammazzi prima che io ti trovi: è un privilegio che spetta solo a mio padre e chi glielo togliesse dovrebbe esser pronto ad affrontarne le conseguenze.

 

 

5.

 

 

              Hanno fatto appena a tempo a saltare fuori dal lato opposto ed ora si trovano a fissare le macerie della stanza in cui aveva alloggiato l’ora defunto colonnello Ramanchuk.

-Cos’è stato?- chiede Capitan America ancora col fiato corto.

-Un mini missile stinger, direi.- risponde il Guardiano d’Acciaio –Lanciato da un drone a bassa quota o da qualcuno armato di lanciarazzi appostato a livello del terreno…oppure…- il suo sguardo si punta su una limousine che si sta allontanando a tutta velocità.

-Oppure all’interno di quell’auto.- termina per lui Cap -Se non altro adesso sappiamo qualcosa in più.-

-Già… che c’è una terza parte interessata, la, stessa che ha fatto fuori il nostro colonnello e che probabilmente ha anche il microchip che stiamo cercando.-

-Lo dici perché pensi che altrimenti non avrebbero rischiato di distruggerlo con la stanza.-

-Sei davvero sveglia. Il tuo governo ha fatto bene a mandare te.-

-Io… non lavoro per il mio Governo.-

              Liz si sente confusa, come Capitan America è quel che si dice un agente indipendente, ma come Liz Mace è un militare ed un agente del servizio informazioni del Dipartimento della Difesa. Una sorta di conflitto di interesse?

-Davvero?- esclama il Guardiano -Per me e per i miei predecessori, i Guardiani Rossi, tranne l’ultimo a dire il vero, lavorare per lo Stato è sempre stato inevitabile… anche se…-

-Anche se non sempre sei stato d’accordo con le scelte politiche del tuo governo?-

              Il Guardiano d’Acciaio fa una risatina.

-L’ho detto che sei in gamba. Mi ricordi una mia compagna della Guardia d’Inverno, Stella Nera… vorrei che fosse qui con me adesso, ma non è possibile ed è inutile stare a pensarci.-

-Ascolta… abbiamo un nemico comune: possiamo collaborare… almeno finché non lo scoviamo e scoviamo quel microchip, poi ognuno per se.-

              Il Guardiano sorride.

-Non sono certo che il Cremlino approverebbe, ma a me va bene, so anche da dove cominciare. Ho un’idea su quella limousine che devo verificare. Ci troviamo qui tra due ore, va bene?-

              Ha appena finito di parlare che scompare tra le ombre e sentendo le sirene in lontananza Cap decide che forse è meglio fare altrettanto. Meno persone sanno che Capitan America si trova nelle Isole Cook e meglio sarà per la sua fragile identità segreta e poi non ha nessuna voglia di rispondere alle domande imbarazzanti delle autorità locali. Non le resta che sperare che il Guardiano d’Acciaio mantenga la parola e si faccia vedere all’appuntamento.

 

              Alle Hawaii il colonnello Michael Rossi dell’U.S.A.F. ha i suoi problemi di coscienza: ha davvero fatto bene a mandare Liz Mace allo sbaraglio in quella missione? Da quel che ha saputo, le cose si sono fatte difficili da quelle parti ed anche se la ragazza è in gamba ed ha i mezzi per potersela cavare, potrebbe trovarsi in guai davvero seri. Lui non se lo perdonerebbe mai. Ancora adesso è tormentato da quello che considera uno dei suoi più gravi fallimenti e che portò all’imprigionamento di Carol Danvers[5] in Russia. Tutto finì bene allora, ma che garanzie ci sono che a Liz Mace vada altrettanto bene? Ora come ora può solo sperarlo.

 

              Liz rientra nella sua stanza d’albergo dalla finestra e si accorge subito di non essere sola: seduta su una poltroncina c’è una donna il cui volto è quasi completamente in ombra e che le punta contro una pistola.

-Vieni avanti, Capitan America…- le dice con voce calma -… o dovrei dire Honey Rider?… o preferisci Elizabeth Mace?-

              Calma e sangue freddo, si dice Liz, non mostrarti sconvolta dal fatto che sa chi sei e non concederle nulla.

-Chi sei?- chiede.

-Mi chiamo Sin.-

-Sin, la figlia del Teschio Rosso? Credevo che avessi 14 anni o giù di lì.-

-Sono cresciuta.- è la secca risposta –Ora mi seguirai da brava: mio padre vuole conoscerti.-

-E se non volessi venire?-

-Ti sparerei alle ginocchia… fa molto male, te lo assicuro.-

              Le probabilità di arrivare tardi all’appuntamento con il Guardiano d’Acciaio si fanno decisamente molto elevate.

 

 

6.

 

 

              J. William Mace per molti versi non è un uomo comune. Quanti uomini comuni potrebbero dire di essere figli di un Capitan America e padri di altri due dopotutto? Con sua moglie Dorothy cerca di non darlo a vedere ma non passa giorno che non pensi a suo figlio Jeff, a quello che non è mai riuscito a dirgli e ormai non gli potrà dire più. Non ha potuto impedire a Liz di raccogliere il testimone da suo fratello (quale padre è mai riuscito ad imporsi su un figlio adulto, in fondo?) ed ora nasconde la sua preoccupazione per lei meglio che può.

              Deve fidarsi di lei, deve lasciarle vivere la sua vita, non ha altra scelta e così, anche se non ne ha assolutamente voglia, prepara la sua lezione odierna per il corso di Relazioni Internazionali all’Università di Harvard e per Liz si affida alla speranza.

 

              Nella sua stanza l’uomo conosciuto come Guardiano d’Acciaio, che al momento non indossa la sua maschera, sta controllando alcune cose suo computer portatile.

              Ultimamente gli pare di passare sempre più tempo fuori dalla Rodina.[6] Prima una missione a Los Angeles con U.S.Agent[7] ed ora questa. Forse non è un caso, forse qualcuno lo vuole lontano mentre fa i suoi sporchi giochi. Stanno accadendo cose in patria che non è sicuro che gli piacciano,[8] ma forse non sta a lui giudicare, anche se vorrebbe essere al fianco dei suoi compagni di squadra della Guardia d’Inverno.

              Deve ammettere, però, che non è affatto male collaborare con Capitan America. Certo è molto diversa dai suoi predecessori in più di un senso, cosa che rende decisamente piacevole averla al fianco. Ma è meglio accantonare certi pensieri e concentrarsi sul suo dovere.

              Finalmente quel che cercava appare sullo schermo. Non è un granché. Chiunque abbia scannerizzato la foto originale non ha fatto un buon lavoro o forse, chissà, questo era davvero il meglio che poteva ottenere. La foto, come l’intero file in cui è contenuta è roba molto vecchia, viene dagli archivi del KGB e risale ad almeno 40 anni prima. Ritrae un uomo di età indefinibile, dall’aria elegante. Il suo nome in codice era Finisher ed era il principale killer del…oh oh… questo interesserà di certo Capitan America, chissà che reazione avrà quando lo saprà?

 

              Al momento l’identità del mandante dell’omicidio del colonnello Ramanchuk non è in cima ai pensieri della nuova Capitan America mentre fissa la canna della pistola che la figlia del Teschio Rosso le sta puntando addosso.

-Avanti… reagisci.- le dice Sin –Non aspetto che un pretesto per spararti.-

-Buono a sapersi.- risponde Liz –Sarò docile come un agnellino. Immagino tu voglia il mio scudo… eccolo.-

              Liz lancia lo scudo a terra e questo rimbalza di colpo verso l’alto. Sin muove d’istinto la testa per seguirne la traiettoria. Un decimo di secondo forse, ma basta a Cap per saltarle addosso. Le due donne, avvinghiate, cadono sul pavimento. Liz stringe il polso di Sin costringendola a lasciare la pistola. Nel frattempo lo scudo di Cap ricade a terra.

              Sin è un osso duro si accorge Liz: è addestrata quasi quanto lei, sa combattere molto bene. Sin le sferra una ginocchiata all’inguine. Una mossa simile non ha lo stesso effetto che avrebbe su un maschio, ma basta a far sì che Cap allenti la sua presa e la figlia del Teschio Rosso ne approfitta per liberarsi e gettarsi verso la pistola poco lontana. Cap le è di nuovo sopra  e le stringe i polsi ma non riesce ad impedirle di afferrare l’arma. Le due donne rotolano sul pavimento lottando come gatte selvagge… poi si ode uno sparo.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

              Comincia un nuovo capitolo delle avventure della nostra Capitan America. Forse sarete rimasti spiazzati da un inizio che strizza l’occhio a più di un thriller spionistico, ma a me piace cambiare le carte in tavola e offrire ai miei, pochi ma buoni, lettori quello che non si aspettano. Mi auguro non siate rimasti delusi. Comunque, se volete azione e scontri tra gente in costume, sarete accontentati nel prossimo episodio.

              Nel frattempo, un po’ di note su questo:

1)       Per coloro a cui interessasse, lo pseudonimo usato da Liz Mace, Honey Rider, è il nome della protagonista femminile di “Licenza di uccidere” (Doctor No) di Ian Fleming, sesto libro della serie di James Bond da cui fu tratto il primo film della serie (in cui Honey, il cui cognome era cambiato, chissà perché, in Ryder, era interpretata da una splendida Ursula Andress , che, per motivi di censura non poté apparire come era Honey nel romanzo, ovvero vestita solo di un cintura con coltello -_^).Mi è sembrata una citazione simpatica.

2)       Sempre per coloro a cui interessasse, poi, segnalo che la Bielorussia o Belarus è uno stato differente dalla Russia e indipendente da essa. Il nome del personaggio bielorusso citato in questa storia è indicato nelle versione in lingua bielorussa (anch’essa differente da quella russa) e  traslitterato in alfabeto latino.

3)       Ritorna in questa storia il Maggiore Andrei Rostov dell’Aviazione Militare Russa, personaggio da me creato in Marvel Knights #4 e raramente apparso da allora. Quale sarà il suo ruolo in questa storia? Seguiteci e lo scoprirete.

4)       Il Guardiano d’Acciaio, eroe patriottico russo, appare qui dopo la sua apparizione in U.S.Agent #1/2 dell’Amico Carmelo Mobilia. In sua assenza stanno accadendo cose poco piacevoli in Russia e a tenerci informati ci pensa un altro amico, Fabio Volino, su The Others a partire dal n. 29.

5)       Questa storia si svolge dopo l’avventura giapponese dei Vendicatori narrata in Vendicatori MIT #86 e seguenti.

              Nel prossimo episodio: un sacco di guai e ben due Teschi Rossi. Non vi basta? E se ci aggiungessi un supereroe australiano?

 

 

Carlo



[1] Maggiori particolari su Vendicatori #87 e seguenti

[2] Judge Advocate General, il servizio che fornisce avvocati, pubblici ministeri e giudici alle forze armate americane. .Nel caso specifico, il Navy J.A.G. si occupa di Marina e Marines.

[3] Defense Intelligence Agency, il servizio segreto militare interforze americano.

[4] Peccato in Inglese.

[5] Oggi nota anche come Miss Marvel

[6] Patria in Russo.

[7] Su U.S.Agent MIT #1/2.

[8] Cosa? Scopritelo su The Others.